C124, una catena che comincia con un algoritmo e un altruista

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2016
29

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   La catena C124 (foto New York Times)    Tra i non pochi argomenti appassionanti che la teoria dei giochi ti mette sotto il naso, questa è forse la storia più bella, più commovente, più illuminante che si possa immaginare. E’ la storia di una catena, nota  come Catena 124, che riguarda le 60 persone che sono nella foto (in realtà sono 59, una non ha desiderato palesarsi). Cerco di raccontare questa storia, che ho riletto proprio oggi perché domani questa foto concluderà un mio seminario alla Sapienza.  Devo premettere un po’ di cose, ma diversamente dal solito sono sicuro che valga davvero la pena andare fino in fondo alla storia…

Le malattie renali sono una delle cause più frequenti di morte  (la dodicesima in US, quasi tutti i dati che metto qui vengono da lì). Come si cura una malattia renale avanzata? Esistono due possibilità: la dialisi e il trapianto. La dialisi rimpiazza all’incirca il 10% della funzionalità renale, è faticosissima (mediamente 4 ore per tre volta la settimana) e anche molto molto costosa. Un alternativa efficace è il trapianto.

Il primo trapianto renale sperimentale venne eseguito nel 1902 su un cane. Nel 1950 fu realizzato un trapianto di rene su una donna uremica, collegandolo ai vasi del braccio; l’organo iniziò immediatamente a produrre urina e dopo due giorni fu rimosso, una volta che i reni nativi ebbero ripreso a funzionare.  Nel 1954 Joseph Murray realizzò il primo trapianto renale (tra gemelli monozigoti, il donatore è morto a 79 anni, 56 dopo la donazione!), e per la prima volta l’organo venne alloggiato nella fossa iliaca. Per questo intervento, Murray ottenne nel 1990 il premio Nobel per la medicina. Il primo trapianto in Italia venne effettuato da Aldo De Maria nel 1966. La maggior parte dei trapianti che sono fatti utilizzano organi da donatori deceduti. Tuttavia questi non bastano, né basteranno mai, perché anche se aumentasse la coscienza civile che sta dietro l’idea di donare gli organi, la richiesta tende comunque ad aumentare più rapidamente dell’offerta.

Ma il rene ha una grande particolarità: nasciamo forniti di due reni, ma ne basterebbe uno solo! Tutte le statistiche indicano che la speranza di vita di chi ha un rene solo ben funzionante non è inferiore a chi ne ha due… è evidente che sorge allora l’idea che un rene potrebbe essere donato da un essere vivente.

Dunque, è possibile che chi ha bisogno di un rene abbia anche uno o più potenziali donatori. Tuttavia, esistono problemi di compatibilità. Il primo è dato dal gruppo sanguigno. Non entro nei dettagli, un giorno se qualcuno me li chiederà proverò a spiegarli brevemente, questo tipo di incompatibilità è semplice ma non l’unico. Esiste anche la tipizzazione HLA, una cosa complicata ma che più o meno significa che abbiamo 6 antigeni (tre presi dalla madre tre dal padre), ognuno dei quali può essere di vari tipi differenti. Se per caso i sei che il paziente ha coincidono con i sei del donatore, si è a cavallo, ma questo non succede praticamente mai. Si può per fortuna procedere lo stesso, anche se più coincidenze ci sono e meglio, statisticamente, andranno le cose, ma…ovviamente c’è un ma. Potrebbe succedere che il paziente non solo non abbia la stesso antigene (di un certo tipo) del donatore, ma abbia addirittura sviluppato anticorpi nei confronti dell’antigene del donatore: in tal caso il trapianto è destinato a fallire…questo punto è spinoso in quanto un malato in genere sviluppa molti anticorpi, perché è sottoposto a cure, trasfusioni ecc ecc. e per di più questi anticorpi mutano nel tempo, il che rende ancora più complicata la gestione della faccenda.

Insomma, un terzo delle persone che hanno almeno un donatore a disposizione purtroppo non può sfruttarlo, proprio per motivi di incompatibilità: il rene del donatore sarebbe rigettato.

Ecco che allora nasce l’idea: perché non scambiarsi i donatori?

   scambio diretto    In figura c’è l’esempio di uno scambio diretto, il donatore del paziente 2 dona al paziente uno, e viceversa. Questo è un metodo semplice, il primo ad essere utilizzato, ma non è l’unico possibile. Ad esempio, sono possibili scambi indiretti, come nella figura seguente.

ciclo

Qui il paziente 1, che ha un donatore incompatibile per gruppo sanguigno, riceve un rene da cadavere. Mette a disposizione comunque il suo donatore che dona alla lista d’attesa. Chiaro che sono possibili altre combinazioni, ad esempio la seguente.

Ciclo a tre

Qui il paziente 1 riceve il rene del donatore di 9, che prende il rene del donatore di 7, il quale prende il rene del donatore di 1

E veniamo allora alla storia, di cui voglio raccontare qualche frammento, che come dicevo comincia con un algoritmo e un altruista. L’algoritmo è stato inventato da un certo signor Hill. Il quale un giorno ha avuto la terribile notizia che l’influenza che stava angustiando la figlia in realtà nascondeva una nefropatia irrimediabile. La sua disponibilità a donare un rene alla figlia, pur con i  gruppi sanguigni compatibili, si è scontrata con il fatto che la figlia aveva gli anticorpi verso un suo antigene. E’ per loro iniziato così un calvario, finito bene per fortuna, ma che ha convinto Mr Hill che si doveva e poteva fare di più. Messosi al lavoro, ha poco tempo dopo prodotto il National Kidney Registry, propagandandolo personalmente, e investendoci inizialmente 300.000 dollari a fondo perduto. Ma a volte la tenacia premia, e oggi il suo programma è il più utilizzato negli US, e quello che ha permesso che cominciasse questa storia che sto raccontando.

Ma la storia ha anche un altro genitore. Che in gergo si chiama buon samaritano.

Quando viene dato avvio a un ciclo-per esempio: il donatore di A dona il rene al paziente B, il donatore di B al paziente C, e il donatore di C chiude il ciclo donando al paziente A-  i trapianti devono essere fatti in contemporanea.  Infatti il donatore ha il (sacrosanto) diritto di ritirarsi anche un minuto prima dell’operazione, il che fa sì che vada evitata la situazione che uno che abbia già ricevuto il rene ritiri il suo donatore: questo significherebbe che il paziente che ha messo a disposizione il donatore rimane senza donatore e senza rene!

A meno che…a meno che la catena non inizi con un buon samaritano.  Cioè con una persona che dona spontaneamente un rene alla comunità, senza avere un paziente collegato. Questo permette di fare trapianti differiti nel tempo, in quanto se qualcuno arresta la catena perché ritira il proprio donatore, rovina un programma di scambi ma non danneggia (almeno direttamente) nessuno.

Questa non è solo teoria… le  60 persone della foto inziale sono coinvolti in una delle più  grandi, commoventi, spettacolari catene di scambio, in una delle più belle, toccanti manifestazioni del fatto che non siamo solo una specie assassina e violenta, ma che sappiamo anche fare cose meravigliose, e che la scienza è una conquista, di uomini certo, che hanno i loro difetti e le loro debolezze, che ci offre l’opportunità di fare cose splendide.

Il signore nella foto in alto a sinistra si chiama Rick Ruzzamenti: è lui il buon samaritano. Un tipo nulla di speciale, che nella vita non aveva combinato granché, e aveva passato i suoi guai…poi un giorno si è messo in testa l’idea di donare un rene, e alla fine c’è riuscito, nonostante le minacce della moglie di lasciarlo per sempre…e non dite che magari è per quello che ha insistito a farlo, oppure diciamolo, perché occorre sorridere anche nelle storie più drammatiche. L’ultimo signore si chiama Donald C. Jerry Jr, ed è la dimostrazione che nella vita non bisogna mai disperare, perché a meno di 50 anni la sua vita sembrava destinata all’angoscia della dialisi, e invece un giorno è stato il terminale di una catena di 30 persone che sono tornate sane grazie alla donazione di un rene da parte di un altro essere vivente: lui, senza donatore, selezionato tra 90.000 persone che erano nella sua situazione…una possibilità su 90.000…

Le foto di sopra sono la testimonianza di sessanta vite, ciascuna normalissima, quasi banale, ciascuna eroica, come ogni vita vissuta. C’è la storia di chi ha donato alla ex-moglie, da cui si era diviso con grandi rancori, ma che ha voluto aiutare perché, rimasto orfano da piccolo, non sopportava l’idea che sua figlia potesse perdere la madre. Ci sono due che si erano annusati da ragazzi, persi e ritrovati su facebook dopo che entrambi avevano divorziato. Vivendo lontani si vedevano poco, poi questa storia in cui uno ha ricevuto e l’altro ha donato li ha avvicinati per sempre. C’è un donatore di 62 anni, guarito da un precedente linfoma di Hodgkin, tanto per ricordarci che non abbiamo scuse a non mettere i nostri organi a disposizione della comunità quando a noi non serviranno più. E c’è una signora che ha aspettato 68 giorni tra il momento in cui il suo paziente di riferimento ha ricevuto il suo rene, e quello in cui  è entrata in sala operatoria per donare il suo, 1632 ore di tempo per cambiare idea, ma non lo ha fatto.

17 ospedali, 11 stati diversi, persone che hanno sofferto, persone che hanno partecipato  in maniera sostanziale alla riuscita della catena: dai chirurghi più bravi alle migliaia di persone che fanno andare avanti gli ospedali, che certo sono meno visibili del chirurgo in sala operatoria, ma non meno indispensabili a far muovere il tutto.

Ci sono state defezioni, momenti in cui si temeva che il processo si arrestasse precocemente: sono stati superati. Ed è stata scritta una storia splendida. Siamo una specie che fa la guerra, che picchia e ammazza le donne e i diversi: ce lo ricordano ossessivamente ogni giorno. Mi piacerebbe che qualche volta raccontassero queste storie, e altre magari meno spettacolari, ma che dimostrano che siamo anche capaci di collaborare, e di farlo in maniera straordinaria e con risultati straordinari

One comment on “C124, una catena che comincia con un algoritmo e un altruista

  1. Viviana on said:

    Mettilo anche su fb così lo condividiamo :)

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