Calico Joe, di John Grisham
2013
E’ solo un caso, ma mi piace che il primo tentativo di recensione si occupi di un libro che parla di baseball. Sport che, secondo me, è molto difficile da capire e gustare se non si ha avuto la ventura e la fortuna di conoscerlo stando in America, o anche, presumo, in uno di quei posti dove rappresenta uno sport nazionale, come Cuba o il Giappone. La storia è semplice: ruota attorno a due giocatori, legati da un importante episodio, ed è raccontata dal figlio di uno di loro, che ne diventa protagonista, o almeno copotragonista. Lo stile è quello solito di Grisham, che tra l’altro a me piace molto. Racconto portato avanti con classe, e stile giornalistico, nel senso più alto del termine. La freddezza è anche quella che spesso sento in Grisham: nei suoi scritti la passione sembra mancare sempre, oppure tenuta accuratamente a freno. E con la passione sembra mancare il tocco della grazia, che fa di un libro molto ben scritto un libro che ti piace, che ami, che non dimenticherai. Storia breve, che si conclude con qualche pagina messa lì un po’ posticcia, per spiegare il baseball a che non ne conosce le regole, presumibilmente per un pubblico non americano. Sono pagine scritte benissimo, ma sarei pronto a scommettere (poco s’intende) che non esiste nessuno che ci possa capire qualcosa se non ne conosce già le regole. Se non si è appassionati di Grisham, per cui si legge tutto quel che scrive, non è un libro da consigliare a chi del baseball sa poco o nulla. Per chi invece ama questo sport, sarà divertente leggere tutte le statistiche e i racconti strettamente legati al gioco, che lo rendono così popolare, nel senso autentico del termine, in America.
Vero, Grisham spesso sembra un ottimo esecutore che dimentica l’anima altrove.
Infatti, non me la sento di consigliartelo. Invece della mia idea su Paura che ne pensi? Non credo sarai d’accordo con me…
A me è piaciuto più che a te