Con la morte non si tratta, Rossoamaro, Lo spaventapasseri, di Bruno Morchio
2014
Infine l’ultimo trittico di gialli. Diversi da quelli che vedono per protagonisti Alice e Lolì. Siamo molto più sul classico, qui il protagonista è Bacci Pagano, investigatore privato in quel di Genova, figlio di partigiani ex-combattenti, 5 anni (ingiusti) di galera per fatti di terrorismo. Ovviamente con i suoi tratti caratteristici, ma siamo nella scia dei tipici investigatori, che siano privati o poliziotti. Cinici, disillusi, apparentemente sfigati in amore, ma rimediano sempre qualcosa…insomma, nulla di veramente nuovo. Morchio scrive bene, la sua è una scrittura matura e consapevole. E regala a un genovese emigrato autentici gioielli descrittivi e finezze linguistiche (a brettio, patiscimini, fiammenghilla, rebigo, spantegare…), nonché squarci sul suo passato: da Lino in Piazza Alimonda non solo Bacci e il suo giro si sono presi qualche ciucca a base di aperitivi indimenticabili. Difetti? A me le trame, soprattutto dei primi due, sono sembrate molto fragili, a volte un po’ troppo ingarbugliate, forse poco credibili. So che la realtà supera la fantasia, so che di cose poco credibili è piena la vita, ma rimane il fatto che da un libro ti aspetti che ti faccia credere a quello che racconta, anche se poco realistico. Certamente l’ultimo che ho letto da questo punto di vista mi pare meglio dei primi due. Mi capiterà certamente di leggere ancora Morchio, e lo farò con piacere. Però almeno al momento mi divertono di più le giovani poliziotte (o aspiranti tali) come Alice e Lolì.
Un’amica blogger emigrata in Canada tempo fa chiedeva consigli di lettura per nostalgici genovesi. La indirizzerò al tuo articolo