La Sposa Silenziosa, di A.S.A. Harrison
2014
Susan Harrison era una scrittrice Canadese. Nella sua vita ha scritto un certo numero di libri, nessuno dei quali è un romanzo, tranne quest’ultimo. Quindi un’opera prima, scritta a sessantaquattro anni. L’autrice è morta poco dopo la pubblicazione del libro (il 14 Aprile 2013), avendo appena intuito che la sua opera sarebbe stato un successo editoriale. Si tratta di un cosiddetto thriller psicologico. Il titolo è molto indicativo, ed una volta tanto la traduzione italiana non violenta quello originale (The silent wife). Non parlo della trama, nemmeno un accenno, a parte l’osservazione, persino scontata, che la protagonista è una moglie che viene lasciata. Non è scorretto definirlo un giallo, anche se la storia non è ingarbugliata, non ci sono particolari colpi di scena, la scrittura scorre tranquilla, a volte persino troppo. Ma è un libro che si legge volentieri, ben confezionato e ben scritto. Lo spunto dell’intera vicenda potrebbe sembrare persino banale, ma in fondo è nelle pieghe delle vite normali che si possono nascondere cose interessanti, almeno per un bravo scrittore. Il libro poi ai miei occhi è nobilitato da una frase che per me è stata una vera folgorazione. Per questo la riporto interamente:
… Raccontare al bambino da dove viene: ha il diritto di saperlo. Mentre Jodi non ha problemi con l’offuscarsi dei fatti. Se ne traggono benefici e, comunque, alcune cose è meglio lasciarle come stanno, senza esaminarle. Non c’è bisogno di guardare in faccia la realtà se c’è una strada più dolce e garbata. Non c’è bisogno di tutta quella macabra insistenza.
Mi piace, forse, perché mi spiega che la vita può essere affrontata in maniera opposta a quella che ho sempre pensato essere l’unica possibile. Non dico che potrei fare come Jodi, dico che Jodi ha una via, legittima, e sottolineo legittima, diversa dalla mia, che credevo l’unica percorribile.
Questa frase conclude il libro. Uno dei pochi svantaggi a leggere un libro da un Kindle è che non si capisce mai che stai leggendo l’ultima pagina di un libro…uno dovrebbe avere il diritto di prepararsi. Però stavolta scoprire che dopo non c’era altro che Ringraziamenti non mi ha deluso affatto. Sono da sempre convinto che chiudere bene un libro sia la cosa più difficile per uno scrittore. Per me questo non poteva finire meglio, una frase splendida, che non chiude la vicenda umana raccontata, forse, ma che chiude magistralmente la storia.
Sono in fase gialli. Questo libro mi ispira.
Sai che io controllo sempre quante pagine mi mancano anche sul kindle quando vedo che l’indicatore si avvia verso il 100%? Forse non mi piace trovarmi impreparata, in fondo sono e rimango una controller. leggerò…