Donatella e Pigreco-day
2015
Qualche giorno fa si è “festeggiato” il pigreco-day. Si fa tutti gli anni, mi pare, ovviamente il 14 Marzo, ma quest’anno l’enfasi è stata molto più accentuata dal fatto che siamo nell’anno 2015, e se dimentichi il duemila rimane il 15, che è molto comodo da aggiungere al suddetto 3.14. Poi ci sono i sofisticati che sono capaci di aggiungere ancora un certo numero di cifre, sfruttando ore minuti e secondi… Non so se questo “evento” ha avuto la notevole risonanza mediatica che ho percepito io: la mia percezione si basa soprattutto su quel che vedo su Facebook, ed è ovvio che le mie amicizie lì non sono un campione rappresentativo della popolazione. D’altra parte è pur vero che ci sono state parecchie iniziative, ce ne sono ogni anno, spesso coinvolgono i ragazzi, quindi le famiglie, e dunque questo pigreco-day un qualche rumore mediatico lo fa.
E dunque ho ascoltato questo rumore, e devo ammettere che l’ho fatto con un crescente, anche se blando, fastidio. O forse, per essere più precisi, con un divertito disagio (insomma, qui ci vuole un ossimoro). Ovviamente mi sono chiesto perché, e ho cominciato a elaborare un po’ la cosa, lasciandola anche un po’ decantare, fino a che un post della Donatella mi ha aperto gli occhi. Letto quello, ho capito il perché del mio poco entusiasmo verso i pigreco-day… Dunque quel post esprimeva più o meno la noia di questa ricorrenza, concludendo, se non ricordo male, con odio i numeri, odio la matematica!
E’ qui che ho capito che cosa stavo rimuginando.
Io ho bisogno di cercare di far capire agli altri che faccio e che cosa mi piace (beh, non tutti gli altri, ma un certo numero sì…). Per esempio, mi sento a disagio quando vedo le facce perplesse di molte persone che, sentendomi dire che sono contento perché ho finito corsi e esami, mi chiedono quando è che riprendo, e vedo che fanno fatica ad accettare la mia risposta: agli inizi di Ottobre; è ovvio che solo per educazione non mi chiedono che cosa faccio da Marzo a Settembre (compresi): ma questo è un altro discorso.
Dunque, è una mia esigenza forte quella di spiegare, alle persone che fanno in qualche modo parte della mia vita, perché trovo interessante la matematica, e perché ci ho dedicato gran parte della mia vita. E devo ammettere che questi pigreco-day mi danneggiano non poco…
Che nella matematica ci siano i numeri è evidente, anche se pigreco mi risulta sia prima di tutto una lettera greca. Che molte persone, anche non matematici di professione, si divertano con i numeri, dalle maniere più semplici, tipo Sudoku, ad altre più complesse, anche questo è ovvio. Che ci giochi anche io ogni tanto è sicuramente vero; che Matteo a cinque anni conosca benissimo i numeri e gli interessino poco le lettere non mi stupisce granché.
Però, accidenti, la matematica è molto più di questo. La matematica è un mondo in cui ognuno trova quel che cerca. Oggi sentite insistere molto sul fatto che la matematica è utile, ci serve nella vita di tutti i giorni, e che senza non avremmo nulla di quello che caratterizza la più importante rivoluzione che la specie uomo ha vissuto, quella dell’informazione. Tutto vero.
Eppure anche questo per me è riduttivo. La matematica non è solo questo. E’ molto di più, almeno per me.
E’ un modo di pensare, di esplorare la nostra mente. Sono assolutamente convinto che penserei in modo diverso, che avrei anche idee diverse in certe cose, se non mi fossi dedicato alla matematica. Che mi permette di vedere le cose con un’angolazione molto particolare…
A me sarebbe piaciuto dedicarmi, almeno teoricamente, a discipline più umanistiche. Mi piacciono letteratura e filosofia. Mi piace soprattutto la psicologia, cercare di capire la mente. La matematica mi aiuta in questo. Non è un caso che mi occupi di teoria dei giochi, e che la insegni con tanto entusiasmo (4 mesi all’anno, è ovvio). A me la descrizione del mondo non interessa quanto l’esplorazione della mente: la matematica in questo è preziosa.
Certo, la matematica si esprime con un linguaggio difficile. Ed è questo che blocca la maggior parte delle persone. Ma ne bloccherebbe meno, credo, se noi che ce ne occupiamo parecchio dicessimo loro che non si esaurisce tutto nel linguaggio: le strutture che Donatella cerca nella lingua inglese sono sostanzialmente le stesse che i matematici studiano e ricercano, il piacere che chiunque prova a leggere L’infinito di Leopardi si arricchisce se all’idea di infinito ci si aggiunge l’approccio matematico.
Non tutti possono amare la matematica. E, diciamo la verità, ce ne sono intere parti che anche io detesto cordialmente. Ma forse spiegare un po’ più chiaramente quel che ci vediamo noi, che non si ferma mai al trastullarsi con numeri in fila, può essere utile per farla guardare con occhi diversi, per esempio da parte dei ragazzi delle scuole. E ai loro genitori che di fronte a certi compiti rivivono incubi passati…
Indubbiamente i numeri visti e spiegati da un matematico si aprono a orizzonti che hanno a che fare tanto con la pratica che col pensiero.