Haifa, Italia
2015
Haifa (חיפה ) è una città di circa 270.000 abitanti, situata nel nord di Israele. Si affaccia sul mare, ed è un importante porto industriale. Ci si arriva per una bella strada, o in ferrovia, costeggiando in entrambi i casi il Mediterraneo per lunghi tratti. Ricorda per certi versi Genova, considerando il mare di fronte e la natura collinosa del terreno su cui sorge. E infatti andando in auto per le strade della città si continua a salire e scendere, senza quasi soluzione di continuità. E’ sede del Technion, la prima Università tecnologica del Paese. Ma ospita anche l’University of Haifa, che sta in cima a una collina. Dal Technion, si può raggiungere l’Università con una scarpinata, praticamente tutta in salita, in certi punti anche abbastanza ripida; salita che si percorre in circa 45-50 minuti se si cammina a buon ritmo: insomma, non proprio una passeggiatina. Ma ne vale la pena. Anche l’Università, come molte cose di questo paese, presenta aspetti assai interessanti. Il primo è sicuramente la torre, che si presenta così.
Considerando che si trova su una collina, è abbastanza chiaro che dall’ultimo piano si dovrebbe godere di una vista stupenda. In effetti è così, visto che ci sono già stato, ed una delle ragioni per cui mi sono fatto una scarpinata fin qui è che volevo proprio prendere delle foto ricordo. Figurarsi la mia delusione quando un inflessibile inserviente mi ha spiegato che senza permesso non potevo proprio entrare. Ma come? Ci ero già stato molte volte…Inutile tentare di spiegare la situazione, oltre a tutto in questi posti si trovano spesso persone anziane, immigrati recenti, che non parlano Inglese. E io col russo non ci so proprio fare…E non ditemi che è perché sono state rafforzate le misure di sicurezza, in realtà mai come quest’anno le ho trovate così blande, a partire dall’aeroporto (nessun controllo diverso da un viaggio a Parigi) per finire all’entrata dei supermercati o qui al Technion.
Dopo la delusione, decido però che comunque la scarpinata val bene qualche foto, visto che il panorama non è male nemmeno dal piano terra, la collina domina davvero Haifa. Ecco allora un paio di foto.
Da qui si vede bene la baia, si intravvede il porto, e si nota il parco del monte Karmel, dove ha sede l’Università.
Spostando lo sguardo verso Ovest, la vista diventa più naturalistica, si scorge meno la città, il mare è il soggetto principale. E’ proprio nel tratto che costeggia il mare che ci sono la ferrovia e la strada per arrivare qui.
A questo punto non ci sono più foto panoramiche da prendere…la scarpinata tuttavia merita che rimanga ancora qui a curiosare un po’ in giro. Tanto più che di solito venivo di giorno festivo o semifestivo, o forse la torre assorbiva tutte le mie attenzioni, quindi vale la pena fare un giro anche intorno, per vedere posti non ancora visitati. La cosa veramente interessante è che l’Università si sviluppa anche nel sottosuolo, o meglio quello che sembra essere nel sottosuolo, solo perché sta sotto il grande basamento su cui si sviluppa la torre. Prendo quindi la strada che taglia in due l’area, e scopro tutta una varietà di negozi che stanno protetti sotto i portici, e si affacciano sui marciapiedi, dove si aggira la solita bellissima folla fatta di ragazzi e ragazze tra i venti e i venticinque anni; insomma si respira immediatamente la tipica atmosfera da campus, resa qui ancora più interessante dall’incredibile varietà di tipi che si vedono: le origini dei ragazzi sono chiaramente le più disparate. A un certo punto vedo un cartello che indica un museo, free entrance. Bene, almeno lì mi lasceranno entrare…si tratta del Museo Hecht, di archeologia e arte. Trovare l’entrata non è facile, molti cartelli sono solo in Ebraico, ma alla fine provo a avvicinarmi a un portone, dove sta di guardia una ragazza. Sì, questa è l’entrata del museo, mi conferma, chiedendo gentilmente di aprire lo zainetto, per dare una sbirciatina dentro. Finalmente entro in questa parte che davvero assomiglia a un enorme piano interrato (tra l’altro c’è una biblioteca che contiene ben più di 100.000 volumi), e comincio a girare. C’è di tutto, sembra un bazar, mi piacerebbe lavorare qui per sei mesi, scommetterei con me stesso che alla fine del soggiorno sarei in grado di non perdermi… un autentico labirinto per uno col mio senso dell’orientamento. A un certo punto, nel mio curioso girovagare, mi ritrovo a di fronte a un’enorme uscita, che dà su una piazza, e alla quale non c’è (ovviamente) nessun controllo. Questo comincia a farmi nascere qualche sospetto, oltre a farmi pensare che in certe cose stare qui non è diverso dallo stare in Italia: tutto caotico, disordinato, il più delle volte molto divertente, spesso incomprensibile…che senso fare controlli a un’entrata, e non farli a un’altra? Ovviamente un pensiero tira l’altro e… proprio così! Trovo l’ascensore della torre… mi ci fiondo sopra, e schiaccio direttamente il pulsante del piano 29. Finalmente arrivo: sono un po’ agitato, sembra che ci sia qualche meeting in qualche stanza, sento parlare ma non vedo nessuno, comunque, sia pure con una certa fretta riesco a prendere le foto che ho messo qui sotto
Finalmente ridiscendo e prendo la via del ritorno. Ora è più semplice la camminata, tutta in discesa. Persino la schiena non mi ricorda più che esiste e fornita di parecchi muscoli e muscoletti. Scendendo, c’è il tempo per prendere un’ultima foto.
A che pro vivere senza un pizzico di temerarietà?