Strani incontri. Ma belli
2015
Era l’anno 1987, un bel po’ di tempo fa. Sono stato per un mese ospite dell’Università di Limoges. Per dormire, una stanza con cucina alla Casa dello studente, in un’ala riservata ai professori (a quel tempo avevo meno pretese). L’ultima sera scendo per telefonare a casa: i cellulari non esistevano proprio. Sotto la Casa c’erano cabine multiple, nel senso che erano fatte circolari, e divise in tre settori (di 2/3π…) separati da pareti in vetro. In altre parole, mentre parli vedi (ma non senti, per fortuna), le persone che come te parlano al telefono. Sono lì che mi scambio notizie con casa, quando qualcosa mi distrae: in uno dei due settori contigui al mio c’è una ragazza che piange disperatamente. Confesso che non avevo visto una persona così visibilmente disperata. Termino la mia telefonata, ma qualcosa mi spinge a non andare via… insomma aspetto che anche lei finisca. Quando esce, faccio una cosa che non avevo mai fatto prima e non avrei ripetuto nel futuro: la “abbordo” con un “Vista la situazione, forse potrebbe andar bene andare a bere una birra insieme”. Lei mi guarda un po’ stupita (lei è una studentessa, io un signore quasi quarantenne…) poi mi risponde “perché no, visto che dopo mi suicido”. Prendo l’auto, e ci rechiamo in una brasserie del centro (centro di Limoges, s’intende, insomma un centrino) Chiacchieriamo, o meglio, per una rara volta, ascolto, senza quasi parlare, un torrente in piena. Intanto beviamo la birra. Ovviamente, come ogni ragazza di quell’età, i temi sono classici: problemi con i genitori, liti con l’amica del cuore, problemi con i ragazzi… a un certo punto viene fuori anche una cosa delicata, i problemi con l’amica sono dovuti a una singola divagazione della narrante con il moroso dell’altra: singola sì, ma in questo campo uno è parecchio più di zero… Insomma i discorsi si accavallano. Poi basta bar, decidiamo di andare a fare una passeggiata nella natura. Non è difficile a Limoges. Ci troviamo dunque in periferia, in un parco molto bello (e piuttosto buio). Cominciamo a camminare parlando, e tenendoci per mano. Ovviamente comincio a pensare… certo, lo so che sono una brava persona e si vede, ma questa qui forse è un po’ imprudente, si trova pur sempre di notte con un uomo sconosciuto in un bosco… e io, mi interrogo, sto mica facendo dei pensieri? Forse sì, è difficile non farne, credo. Però lei parla, e sento che la sua voce si rilassa sempre più, e io… io non voglio rischiare di turbare questa atmosfera con un approccio più concreto, poi proprio non sono abituato, io non mi propongo mai…aspetto che le situazioni maturino se ci sono in presupposti, così non si deve fare avances…sono fatto così. E poi non sono single…va bene la situazione, ma non sarebbe proprio una cosa facilmente gestibile dalla mia coscienza…
Sono anche un po’ preoccupato, l’orologio segna ben oltre l’una di notte, devo partire entro le sette, mi aspettano undici ore di viaggio in auto… Quindi a un certo punto le dico “Ora penso che forse non ti suicidi più”. E lei mi risponde “Credo proprio di no”. Quindi decidiamo che l’accompagno a casa (era sotto la casa dello studente, ma non abitava lì). Dunque saliamo in auto, e in pochi minuti arriviamo sotto casa sua. Usciamo dalla macchina, ci salutiamo con un abbraccio stretto stretto e due baci sulle guance. Guido verso la mia stanza, pieno di sensazioni: tristezza, perché non la rivedrò mai più, dolcezza, perché è stato un incontro così bello e così improbabile…
La mattina mi preparo presto, carico la macchina e parto. Al momento di prendere la direzione di casa, un impulso mi costringe a deviare: voglio passare sotto casa sua. Non so perché, ma voglio rivedere il luogo dove abita. E’ mattino presto, non ho difficoltà, dopo un paio di errori, a ritrovare la strada. Alzo gli occhi, lei è al davanzale che chiacchiera con la padrona di casa (di cui mi aveva parlato). Riconosce la macchina, le si illumina il viso, mi saluta festosamente con la mano. Finalmente parto diretto verso casa.
Ovviamente, non saprò mai più nulla di lei. Ma ancora dopo 28 anni, ogni tanto mi capita di pensare a quella sera. E mi piace credere che lo faccia anche lei.
Bello.
Sono sicura di sì.
Un bel ricordo, che ti ringrazio di aver condiviso.